A qualcuno piace sporco. Rabbia a Harlem di Chester Himes
Guardando a est delle torri della chiesa di Riverside, appallottolata tra gli edifici universitari sulla riva alta del fiume Hudson, in una valle molto più in basso, le onde di tetti grigi distorcono la prospettiva come la superficie di un mare.
Questo è solo uno degli scorci che il giovane Chester Himes, autore cult afroamericano, potrebbe aver osservato una volta uscito di prigione.
Una vita la sua, dedicata alla scrittura e al contenimento: voglia di sottolineare il fenomeno razziale, eccessi e una passione per il poliziesco, questo il suo biglietto da visita.
Rabbia a Harlem è uno dei titoli forti ripubblicati da marcos y marcos nella collana economica dei miniMARCOS.
E sotto la superficie, nelle acque scure di luridi casamenti, una città nera convulsa in un vivere disperato, come l’insaziabile ribollire di milioni di pesci cannibali affamati.
La fame per il denaro è quella che spinge il suo protagonista, l’ingenuo Jackson, nel vortice della truffa ritrovandosi senza un dollaro e in una corsa disperata per non perdere l’amore e per rimediare alla catena di errori da lui commessi.
I personaggi di Himes risulteranno essere il punto forte della vicenda, i loro caratteri spietati, la loro voglia di raggiungere loschi obiettivi faranno di questa rabbia un elemento distruttivo.
Bocche cieche che divorano le proprie stesse viscere. Ci infili una mano e tiri fuori un moncherino.
Abbandonando ogni regola del genere poliziesco, ci troveremo di fronte un ibrido coinvolgente popolato da finte suore, femme fatale e poliziotti il cui nome risulta essere un chiaro segnale del loro trascorso. Con personaggi come Ed Bara Johnson e Jones Beccamorto i ruoli si invertono. Né buoni né cattivi di fronte la pietà nascosta dietro ogni angolo.
Questa è Harlem.
Più ci si sposa a est, più diventa nera.
Una città di stenti, una città spaccata da un problema razziale non indifferente, raccontata attraverso una letteratura di genere atipica.
Sulle morti dei neri non si indaga, quelle dei bianchi sono sinonimo di guai e repressione.
La soluzione è muoversi con circospezione, con un certo grado di prudenza con l’unico intento di arrivare a domani.
Case brulicanti di vita si stendono nel più tetro squallore. Ratti e scarafaggi contendono a cani e gatti rognosi ossa già rosicchiate dagli uomini.
È quindi una commedia, con il suo tono disincantato e alle volte inopportuno, a raccontare una città e suoi problemi. Nonostante Harlem, sembra volerci dire Himes, in qualche modo si racconta da sola. Sono i suoi abitanti a dover essere raccontati, le loro storie, le loro debolezze, le loro preghiere.
–Picnic sul ciglio della strada. Stalker di Arkadi e Boris Strugatzki