Björn Larsson: L’avventura non è necessariamente scalare una montagna #LeInterviste

Björn Larsson L'avventura non è necessariamente scalare una montagna
Quest’anno Iperborea ha portato per la prima volta I Boreali a Torino grazie all’impeccabile collaborazione con la Libreria Trebisonda.
Diversi sono stati gli incontri imperdibili tra i quali spiccava senza dubbio la presenza di Björn Larsson. Uno dei maggiori autori di successo dell’editore milanese che, accompagnato da Fabio Pozzo ha avuto modo di raccontare il suo concetto di libertà e in seguito di rispondere a qualche domanda del sottoscritto.

Gli italiani hanno bisogno di libertà racconta Larsson, sono sempre in ritardo con il destino. Una tesi che par aver avuto molto successo a differenza della Svezia in cui la libertà è un concetto più immediato, motivo per il quale l’editore svedese non voleva pubblicare i suoi libri dedicati all’argomento.

La libertà per me è un conto in banca sostanzioso e una barca pagata pronta per partire senza meta. Voglio che nessuno mi aspetti sotto l’orizzonte e che nessuno mi rimpianga quando parto.

Gli affetti, la terra e il cibo sono troppo importanti per la maggior parte degli italiani. Si tratta di un legame troppo forte, sconosciuto in Svezia dove siamo un popolo di cacciatori senza frontiere.
Per essere più liberi bisogna sognare maggiormente rimanendo però ancorati alla realtà. Libertà è la parola più positiva esistente, si sposa con il sogno. Il mio era quello di scrivere a Parigi come Hemingway, in seguito ho scoperto la diversità della realtà: la scrittura è fatica sottolinea Larsson.

In una presentazione milanese di qualche anno fa dicesti che il tuo successo in italia dipendeva e continua a dipendere da due elementi che hai portato al pubblico italiano: solitudine e avventura. Come sei venuto a contatto con questi elementi?

Da parte mia è stato un contatto naturale. La solitudine non fa paura a uno svedese: sono andato a Parigi da solo, senza conoscere nessuno, proprio come feci a quindici anni quando andai a studiare in America. È un discorso culturale, qui in Italia ad esempio c’è il concetto di gruppo, si fa fatica a coltivare una solitudine personale, si fa fatica ad essere soli psicologicamente. Per l’italiano la solitudine può essere un fallimento sociale.
L’avventura invece è stata sempre influenzata dal mio carattere nonostante io creda di non esser stato poi così avventuroso nella mia vita.

Una libertà pensata, una libertà che non minaccia terzi è quella cara all’autore svedese. Ecco perché il marinaio sembra esser meglio accolto del migrante e del rom, la gente pensa che il marinaio riparta.

Ne La saggezza del mare due sono le frasi che mi hanno colpito. 
La prima legata al presente, alla voglia di non fermarsi:
“Abbiamo una sola vita a disposizione e non ci serve a niente diventare immortali dall’altro lato della fossa”
La seconda legata al passato, al ricordo: 
“Viaggiare a vela significa ricordare. Si ha il tempo di ricordare quel che passa sul cammino”. 
Tutte frasi legate ad un soglia, quella della morte quella del ricordo. Mi chiedevo se c’è una soglia che vorresti superare? Un limite davanti al quale ti sei fermato e che vorresti oltrepassare.

Abbiamo una sola vita, questo è un atteggiamento da tenere radicato al reale. Se compro un’azione in borsa in questa vita non posso farlo in quella dell’aldilà. Bisogna dunque curare questa vita qui.
La considerazione sul ricordo non è di tipo filosofico, è una constatazione, un’osservazione concreta perché solo viaggiando lentamente come su una barca a vela possiamo effettivamente ricordare. Se prendiamo un aereo e cerchiamo di pensare alle nuvole viste, pochi saranno i risultati e lo stesso discorso vale per un viaggio in macchina, la velocità di cento chilometri orari difficilmente aiuta il ricordo. La barca solitamente viaggia a otto-nove chilometri orari e tu ricordi.

La libertà si sposa a fatica con l’amore ma sorprendentemente sembra conciliarsi con l’amicizia, un tema poco trattato in letteratura che può diventare quell’antidoto alla solitudine tanto caro a ognuno di noi.

Dopo anni di viaggi, di continue avventure scritte e non, la libertà a cui tanto sei legato ti porta verso nuove esperienze. Mi chiedevo dopo le tue analisi di viaggio e tutto questo girovagare cosa ti aspetti oggi dall’avventura? E soprattutto se negli anni, alla luce delle tue esperienze, il tuo concetto di libertà è cambiato?

Il mio concetto di libertà non è cambiato veramente, sento di star vivendo una nuova avventura proprio qui in Italia. Io svedese con una compagna italiana, salentina per la precisione, sto continuando ad imparare la vostra lingua, venendo qui e cercando di capire cosa sia questo paese, la sua letteratura, la sua cultura, la sua gente.

È la mia avventura che probabilmente a molti sembrerà un po’ strana ma sarebbe la stessa cosa per voi in Svezia.
L’avventura non è necessariamente scalare una montagna sapendo che su di essa non ci sia nessuno, trovo sia piuttosto avventuroso andare a vivere in un altro paese e esplorarlo al suo interno.

Alla prossima