Corso di scrittura creativa: la mia esperienza
Questa storia inizia dalla voglia di mettere in discussione lo stereotipo legato ai corsi di scrittura.
Come tutti, almeno una volta, mi sono interrogato sul tema della scrittura e sulla capacità di utilizzare quest’ultima nel quotidiano come nell’atto della creazione narrativa e non. Tra i molteplici aspetti, mi sono sempre chiesto se si trattasse di una disciplina che potesse essere insegnata o se, come nella più romantica delle tradizioni, fosse una predisposizione naturale di ogni futuro scrittore.
Mentre il dibattito rimane ancora irrisolto, in Italia come in America, le scuole di scrittura continuano a diffondersi in maniera esponenziale rendendo questo un fenomeno da interrogare.
Necessario precisare come questo dubbio nasca da un semplice lettore senza nessun tipo di aspirazione letteraria, pronto però a rapportarsi (non sempre in maniera riuscita) con questo spazio dedicato al racconto delle sue letture.
Spinto dalla curiosità ho deciso quindi di accettare l’invito di Zandegù, una realtà torinese dalla doppia anima. Da una parte il ruolo di editore digitale con una grande affinità alla manualistica, dall’altra un luogo di corsi dedicati a qualsiasi aspetto della parola.
Così mi sono trovato nella Zandecasa, un ambiente caloroso, familiare, accompagnato da una classe al completo e Giulio D’Antona, l’insegnante scelto per la giornata dedicata a “tutto quello che non è nonfiction“.
Sono bastate poche ore di lezione per ritrovarsi di fronte ad alcuni aspetti spiazzanti e arrivare a credere che:
–I corsi di scrittura sono popolati da grandi scrittori e da libri anche poco conosciuti. Il gusto per il dettaglio, per il particolare, risulta fondamentale.
–Nei corsi di scrittura si insegna prima la lettura, il come rapportarsi a un libro attraverso etichette, evidenziatori, critica e sentimenti. Solo dopo arriva la scrittura.
–I corsisti non aspirano necessariamente a diventare scrittori, tra loro si nascondo semplici appassionati di storie alla ricerca di nuovi orizzonti e confronti stimolanti.
–Nei corsi di scrittura non esiste giusto o sbagliato. Esiste solo lo sbaglio ammesso.
Mentre cercavo di confermare queste impressioni, D’Antona ha avuto modo di sviscerare una lista infinita di titoli interessanti attraverso i quali poter catalogare ogni singolo genere della nonfiction, facendo lievitare i titoli appuntati dal sottoscritto e arginare un’insaziabile voracità.
Esempi, titoli e aneddoti usati per arrivare a confrontarsi con noi stessi, con la nostra scrittura, le nostre idee e il loro rapporto con la contemporaneità. Il tutto fatto con la professionalità di chi l’argomento lo conosce e lo espone con naturalezza.
Proprio questa una delle peculiarità di Zandegù, quella di coinvolgere autori competenti ad un prezzo competitivo onde evitare quel fenomeno tanto criticato dallo scrittore americano George Saunders, per cui molti corsi di scrittura rischierebbero di diventare platee di aspiranti scrittori falliti capitanate da scrittori a loro volta falliti. Concetto forse un po’ estremo, ma sicuramente d’effetto.
Solo quando D’Antona ha affermato quanto fosse nostro il dovere di definire le differenze tra nonfiction e narrativa, sono riuscito a risolvere il mistero, il complotto legato alla fatidica domanda sulla scrittura.
Mi sono detto che forse la scrittura non viene insegnata direttamente, non sarà un esercizio a illuminare un percorso di crescita a differenza della consapevolezza che un corso del genere ha potuto trasmettermi. Ho visto quanto la scrittura possa essere affinata grazie a una maggiore consapevolezza al dettaglio. Come se per arrivare al cuore di una storia, in una giornata di discussione, si fosse lavorato per farlo semplicemente emergere e osservarlo nella sua imperfezione.