Écue-Yamba-Ó: l’amore primordiale di Alejo Carpentier
Nell’agosto del 1927, sotto il regime cubano del presidente Gerardo Machado, molti uomini venivano repressi e arrestati per i loro ideali rivoluzionari e sovversivi. Tra questi c’era Alejo Carpientier, un ragazzo con forti idee politiche che si trovò a occupare una delle celle del carcere dell’Avana.
Proprio in questo periodo di reclusione, il giovane Alejo, inaugurò la sua carriera letteraria, abbozzando quello che sarebbe stato il suo primo romanzo:
«Écue-Yamba-Ó», un titolo stranissimo per un romanzo ancora più bizzarro e atipico che, a distanza di quasi novant’anni, arriva in Italia grazie a Edizioni Lindau.
Da lettore insaziabile cerco sempre di scoprire nuove letterature, libri che mi presentino realtà lontane e, considerando il mio amore per la letteratura ispanoamericana, non potevo farmi scappare uno degli autori di riferimento di Gabriel García Márquez.
A questo dato (che dovrebbe essere già una garanzia) si è aggiunta la curiosa storia editoriale di questo romanzo d’esordio rimasto orfano di un editore per quasi cinque anni. Rifiutato da Einaudi e Sellerio (i quali avevano già pubblicato altri titoli di Carpentier) perché “poco commerciale“, Écue-Yamba-Ó è stato adottato da casa Lindau in seguito anche alla validissima traduzione cominciata da quel mostro sacro di Angelo Morino e ripresa e conclusa, mi permetto di aggiungere in maniera egregia, da Vittoria Martinetto e Thais Siciliano.
La storia dalle tinte afrocubane è quella di Menegildo Cué, nato e cresciuto all’ombra dello zuccherificio del suo villaggio. Una zona rurale nella quale diverse etnie danno vita a scontri quotidiani e culturali dovuti a diverse tradizioni e alla necessità di dover guadagnare quel poco che basti per permettersi una sopravvivenza dignitosa.
Il lettore seguirà il percorso di Menegildo dalla sua nascita, al suo incontro con la musica autoctona, passando per l’amore, il carcere e le associazioni di mutuo soccorso dei ňaňigo.
Lo stesso Carpentier poco convinto del risultato di questo primo lavoro, ne rimandò più volte la pubblicazione fino al 1933, fino a quando la diffusione sotterranea del testo lo costrinse a rivederlo e pubblicarlo.
“Un romanzo ancora ibrido, sebbene non privo di qualche buon risultato”
questo il duro parere del severo autore, un giudizio sicuramente ingiusto che la lettura del libro potrà smentire. «Écue-Yamba-Ó» però, non va letto per la trama, non va letto alla ricerca di storia appassionante e piena di momenti mozzafiato, ma va letto per quei buoni risultati di cui Carpentier parlava.
Su tutto domina lo sfondo di questa realtà afrocubana che non avevo mai trovato in un nessuna narrazione. Uno sfondo colorato, irregolare e pieno di musica, dentro il quale il tribalismo e il primitivismo si mischiano per dare forma a un lavoro quasi antropologico.
Lo avrebbero ballato,
Lo avrebbero ballato,
Si,
No.
Lo avrebbero ballato,
e amen.
A-
men.
Gli usi, i costumi, le peculiarità di ogni etnia dell’isola vengono descritte a suon di rumba, mostrano al lettore i loro riti antichi, i loro credi e le loro parole magiche.
Proprio quest’ultima, la magia, della quale Carpientier fa uso inserendola in un contesto reale e dando forma a quello che lui chiamava il reale magico, che a distanza di anni sarebbe poi diventato il canonico realismo magico in cui tutti ci siamo persi almeno una volta. Ecco un altro motivo per leggere il libro, affrontarlo con uno sguardo verso il passato e, così facendo, analizzare la nascita e le radici di un fenomeno letterario così significativo.
La magia delle descrizioni è indescrivibile, l’influenza surrealista e lo stile pieno fatto di una terminologia accurata e lontana permettono la creazione di veri e propri quadri.
Questo permette a una storia di formazione nella quale un banale triangolo amoroso è il movente della vicenda, di diventare un’aspra critica sociale tanto innovatrice quanto illuminante.
Dio, tu sia lodato. Écue-Yamba-Ó.
Questo l’urlo inconscio di Menegildo di fronte alle sue pene d’amore, di fronte alla politica, di fronte a una realtà marcia veramente esistita e che grazie a questo romanzo d’esordio possiamo scoprire.
Carpentier scrisse questo libro di fronte alla rassegnazione, «Écue-Yamba-Ó» ci mostra quanto l’antico e il tribalismo oramai quasi perso possano ancora essere attuali. Nel nostro quadro quotidiano, come in quello della Cuba dei primi del Novecento, è solo Écue-Yamba-Ó: non è stregoneria, è amore primordiale.
Autore: Alejo Carpentier
Traduttore: Thais Siciliano, Vittoria Martinetto
Editore: Edizioni Lindau
Collana: Senza Frontiere
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