Il giro del miele di Sandro Campani
Due uomini seduti a un tavolo si confrontano sulle loro vite sorseggiando bicchieri di grappa, diluendo il ricordo tra gioie e dolori. Fuori il vento spazza via il tempo e mentre le imposte ci riparano dalle insidie, le ombre del focolare si muovono sui muri, la storia di due famiglie prende forma. È il Il giro del miele di Sandro Campani (Einaudi).
Davide ha gli occhi pieni del suo fallimento: una felicità non più realizzabile, un amore ormai perduto. Decide quindi di liberarsi di un peso non più sostenibile per provare a sentirsi finalmente in pace con se stesso.
Gianpiero è il suo capro espiatorio, pronto ad ascoltare la sua confessione notturna, con un misto di paura e fascinazione, che nelle parole di quel ragazzo che ha visto crescere piano piano inizierà anche a specchiarsi.
A far da sfondo c’è una notte sempre più scura, il vento che continua a soffiare, una lince nascosta e il ronzio delle api.
La lince si muove in silenzio, da qualche parte, qui fuori. Se custodisce un segreto, dovremmo offrirle in cambio qualcosa, affinché ce lo riveli.
Campani con parole piene, come se ognuna fosse indispensabile alla costruzione di un pezzo di vita, riesce a portare il lettore dentro a vicende apparentemente distanti, attraverso un’esperienza di lettura intensa e avvolgente.
È una storia di omissioni dolorose, di quelle pronte a far crollare ogni certezza, che una volta svelate portano noi e i nostri affetti incontro a una sofferenza senza via d’uscita.
Come la fragilità dell’alveare il destino di questi personaggi diventerà il nostro, ma lo potremo solo osservare e non correggere né tutelare. Nel mentre continueremo a interrogarci sulla sensibilità e i gesti di ogni singolo personaggio.
Ma da allora tutto aveva continuato a scorrere, mentre lei si allontanava e si illudeva che il cuore vero del mondo pulsasse lontano da lì, che si potesse anche solo trovare un posto in cui, con certezza, localizzare quel cuore.
Il giro del miele è cercare di comprendere meglio i rapporti con le persone amate. Che sia un padre distante, una compagnia insoddisfatta, un amico preoccupato, come le api dobbiamo essere in grado di produrre un dolce collante tra i dolori del nostro passato e gli sguardi rivolti al futuro.
Non c’è comprensione tra queste pagine. Non c’è nessun tipo di consolazione. Non c’è nessun antidoto, nessuna risposta.
C’è uno sguardo rivolto al futuro, una lince misteriosa pronta a guidarci in territori a noi ancora sconosciuti e il ricordo di quello che è stato e che mai più sarà, la consapevolezza di averlo finalmente capito e la voglia di voler ricostruire un qualcosa da noi mai posseduta.
C’è l’illusione, quella pronta a fare male, rivelata con dolcezza in un romanzo dalla bellezza inaspettata.