Il padre della menzogna di Brian Evenson

Il padre della menzogna di Brian Evenson nottetempo

Questa è una storia di risposte, di quelle che ci raccontiamo di fronte allo specchio nella stanza più nascosta del nostro cuore, ma soprattutto di quelle che si danno di fronte a Dio. Il credo è del tutto marginale, lo diventa quando da quelle parole può dipendere un destino paradisiaco o una grande illusione.

La vera menzogna sarebbe quella di nascondere come una delle mie scoperte dell’anno sia la letteratura di Brian Evenson. L’autore americano dello Iowa che – dopo aver conosciuto ed amato durante l’ultima edizione milanese di Book Pride – sta trovando continuità con nottetempo: «Il padre della menzogna» è il suo secondo romanzo tradotto in un anno, sempre da Orso Tosco.

Mi ero avvicinato incuriosito dai commenti entusiasti di autorità come George Saunders o Peter Straub, così come dalla sua curiosa vicenda personale legata alla sua lunga tradizione mormonica. Dopo generazioni di praticanti legati alla sua famiglia, dopo la pubblicazione del suo romanzo d’esordio, fu prima criticato per una visone violenta e depravata, per poi essere invitato a dimostrare la sua buona fede attraverso il più forte e fedele dei gesti: quello di abbandonare la scrittura. Da quel giorno Evenson diede una risposta, fece anche lui una scelta e da quell’anno – dal 1994 ad oggi – sono arrivati più di trenta libri in un percorso accademico-letterario più che consolidato.

Tra queste pagine ho ritoccato con mano lo scheletro della sua letteratura, la vera colonna portante di tutte le sue storie: il fanatismo. L’ho fatto attraverso la descrizione efficace di quella propensione umana alla sottomissione che non solleticava il sottoscritto – forse per il suo essere apparentemente distante, per la sua appartenenza più smaccata al contesto americano, con la convinzione che il radicamento più estremo non riguardasse le nostre vite -, ma che con Evenson brilla per ardore, per sincera e accurata analisi.

Il padre della menzogna Brian Evenson

Chi sono i fanatici di oggi? Qual è il legame tra fanatismo, menzogna e contemporaneità?

Facile con un tema così grande cadere nello stereotipo, perdere il focus davanti qualsiasi tipo di potere soggiogante. Così però non era stato per «Gli ultimi giorni» e la storia della Confraternita della Mutilazione, così non è stato per la vicenda del prevosto Fochs, il membro assassino della Chiesa del Sangue dell’Agnello.

La storia sembra una di quelle già viste, di quelle in cui il presbitero devoto a Dio entra nell’inferno del peccato, percorre la strada che lo porta al male più profondo tra femminicidio e pedofilia. Tutto in un romanzo che arriva dal 1998 e che sulla carta non dovrebbe brillare per modernità, non dovrebbe porgere al lettore una fotografia a colori. Ma Evenson ormai ho imparato a conoscerlo, si tratta di una autore che riesce a rendere credibile storie che a un primo impatto potrebbero risultare stereotipate, di quelle le cui trame sembrano uscite da una fiction crime americana di serie b. Nulla di più sbagliato: che sia una confraternita pronta a scarnificare il corpo dei suoi devoti o un focus sulle dinamiche marce della pomposa Chiesa dell’Agnello, tutto diventa pregno di autenticità.

La formula vincente è quella che lega la letteratura di genere al fino lavoro psicologico, nonché a una scrittura e un ritmo serrato, entrambi al servizio della storia. Niente orpelli, niente giochi stilistici, in favore di un’analisi profonda sul male e i suoi derivati.

Ha il cuore indurito. Non crede in Dio. Anche se non l’ha uccisa lui, si merita qualsiasi cosa gli capiti.

Fochs si interroga, ma le grandi domande non lo salvano dal male. I suoi quesiti morali sono sbagliati, arrivano da una personalità disturbata, lo sospetta anche il suo psicanalista. Non basta la sua posizione di rilievo e potere all’interno della comunità, così come la sua numerosa e felice famiglia. Per molti, nel quadro della quotidianità, ci sono da sempre pensieri malvagi da dover reprimere dietro il fasullo volere di Dio.

Non manca neanche l’elemento orrorifico, in questo caso più vicino al reale. I colloqui con i più piccoli, l’incontro notturno con una ragazza disperata, lo sguardo malizioso verso una figlia sono alcuni dei momenti più difficili da affrontare, soprattutto se non ci sono regole, se la morale è divorata dall’invasamento.

Leggere Evenson significa fare i conti con l’immorale, mettersi come lettori vulnerabili sotto lo sguardo del mostro. Il mostro non sempre ha i denti affilati, ma si nasconde tra le nostre strade, tra le nostre convinzioni più inamovibili.

Brian Evenson BookPride Milano 2024
Brian Evenson a Book Pride 2024 ©Andrea Pennywise

«Il padre della menzogna» non raggiunge ancora la maturità de «Gli ultimi giorni», non a caso si tratta del quarto libro di un autore fluviale. Rimane il manifesto di una voce solida e di vitale importanza per il genere, per la tradizione costantemente discussa di una letteratura messa sempre un po’ ai margini, etichettata come mero intrattenimento e trattata spesso con sufficienza.

L’esperienza di lettura potrebbe ricordare ai più quella kinghiana, soprattutto nel suo coinvolgimento psicologico più che in quello emotivo. Tra queste pagine non ci sono i grandi personaggi indimenticabili, ci sono i grandi temi difficili, quelli importanti per lo stare al mondo, gli stessi che mutano nelle grandi domande dostoevskijane della letteratura. È sempre l’atavica lotta tra Dio e il Diavolo, anche qui personaggi promiscui di grande fascino. Coloro che permettono all’investigazione di guardare su il cielo o verso il basso, nel pantano insanguinato del nostro io.

Il gioco riuscito sta nell’ibridare anche l’elemento fantastico, nell’inserire un piccolo elemento paranormale nel reale. Qui vedremo l’abbraccio, la sintonia, tra il potere e la bugia. Che sia il Diavolo, Gesù o l’altissimo tutti mentono, tutti rappresentano la loro verità distorta.

Ed ecco Dio, nella sua terribile gloria, scendere dal firmamento per abbracciarmi.

Non è un caso che la menzogna più grande guardi all’origine del male, come a suggerirci che per trovare il coraggio di rispondere al grande mistero sul potere dovremo attraversare una o più esperienze segnanti, come vuole un certo tipo di intento letterario. «Il padre della menzogna» è quello che dovrebbe proteggerci in un amore incondizionato, è lo stesso che vedremo scappare impunito servendosi dello stesso amore.

Evenson è forse una delle penne più efficaci nel raccontare il fanatismo dei nostri cuori, con gran disinvoltura sarà capace di accompagnarci verso una verità scomoda o verso la più grande delle bugie. La costante sembra comunque una, ed è la più spietata: è proprio l’amore a mentire e non c’è perdono che possa salvarci da ciò che è stato fatto e che come prima non sarà ma più.

Autore: Brian Evenson
Traduttore: Orso Tosco
Editore: nottetempo
Collana: Narrativa
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tag #Americana #Poliziesco #Thriller

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