La Copia Infedele di Stefano Trinchero
“Uno cammina alle quattro di notte in una strada buia, attraversa un incrocio senza guardare e una macchina lo investe. Batte la testa e finisce in rianimazione. La macchina scappa. Fine della notizia”.
Nulla di più semplice per la vicenda tutta torinese con protagonisti Guido Riberto, professione giornalista e Gonzalo Malagutti, giocatore della Lungodoriana, terza squadra calcistica più importante della città.
La Copia Infedele (66thand2nd) di Stefano Trinchero è un esordio molto lineare dalle tinte noir nel quale investigazione e ricerca introspettiva camminano di pari passo.
Il mistero al centro della vicenda vede partecipare uomini e donne di diversa estrazione sociale, tutti interconnessi dalle decadenti mutazioni strutturali di una metropoli quasi abbandonata, rappresentata in maniera molto suggestiva nella notevole copertina di Gianluigi Toccafondo.
Un calciatore è in rianimazione, un giornalista con la paura della morte e sulle tracce dei colpevoli e una borghesia in declino, che cerca di sopravvivere nella giungla quotidiana creando guadagni da truffe assicurative.
Capitolo dopo capitolo il lettore verrà immerso in una narrazione corale, dove non abbiamo più protagonisti ma ambizioni e esperienze.
Denaro e desiderio muovono ogni figura. A raccontarceli c’è uno sguardo deciso.
Ed è proprio lo sguardo a rendere interessante questo romanzo di esordio. Gli investigatori non coincidono con la figura del commissario canonico e la ricerca come la contemplazione sono atti personali che lasciano, in questo caso, trasparire l’inquietudine dell’incertezza.
Ed è proprio lo sguardo a rendere interessante questo romanzo di esordio. Gli investigatori non coincidono con la figura del commissario canonico e la ricerca come la contemplazione sono atti personali che lasciano, in questo caso, trasparire l’inquietudine dell’incertezza.
Basterà leggerne alcuni passi rassegnati rimbalzare tra le navate di una chiesa.
“I lineamenti del Cristo prendevano forma attraverso la sola discordanza di luce diffusa e luce ostacolata: le sue orbite vuote sembravano capaci di cancellare ogni sfumatura di colore dalla faccia del mondo, riducendo a uno spazio illusorio l’abuso che separa il visibile dall’immaginario, il vero dal falso, il reale dal rappresentato”.
La copia infedele è costruito su una trama non innovativa, in cui non mancano triangoli amorosi, personaggi dalla lingua troppo sciolta e un processo investigativo che si affida troppo spesso al deus ex machina.
Un plauso ai dialoghi, grazie ai quali il lettore viene tenuto dentro la vicenda tra un sorriso e un pensiero intimo diretto.
La Copia Infedele è una prova parzialmente riuscita, perché segue una storia forse già vista, che però risulta molto interessante a livello tematico.
Il lettore sicuramente percepirà l’onestà dell’autore e l’esigenza di raccontare personaggi la cui maschera è indossata per non vedere, ma per nascondersi da un destino avverso e una vita non voluta. I personaggi di Trincherò ci raccontano del momento in cui creiamo una copia di noi stessi, finta, sofferta, odiata dal profondo.
Solo lo sguardo di Cristo potrà vedere la vera forma del mondo. Uno sguardo luminoso e nascosto come i fari taglienti di una macchina pronta a investire la nostra speranza alle quattro di notte in una strada buia.
Alla prossima