La cosa marrone chiaro e altri racconti di Fritz Leiber

Quando la letteratura fantastica dello scorso secolo incontrò Fritz Leiber, più paradigmi tramontarono sotto l’influenza di questo scrittore americano. Uno dei pochi autori che ha esplorato e rivoluzionato qualsiasi sottogenere del fantastico: dalla fantascienza, passando per il fantasy nelle sue prime varianti sword and sorcery, senza trascurare le numerose storie dell’orrore. 

Nonostante la travagliata storia editoriale, i numerosi alti e bassi dovuti a pubblicazioni indirizzate esclusivamente a un -pubblico di genere-, Leiber è finalmente tornato nell’elegantissima veste di Cliquot, seguendo il piano di recupero dell’editore romano dedicato a grandi scrittori dimenticati.

La cosa marrone chiaro e altri racconti raccoglie una piccola parte della sua vasta produzione horror inedita in Italia, tradotta e curata dall’ottimo lavoro di Federico Cenci, ferratissimo studioso e appassionato leiberiano in grado di spostare l’attenzione e valorizzare l’importanza di Leiber all’interno di questo genere.

Storie inedite scritte tra gli anni ’40 e i ’70 (non per questo di serie B), grazie alle quali ho potuto colmare una lacuna non indifferente, aiutato anche da un’introduzione fondamentale per contestualizzare alcuni aspetti più obsoleti di queste vicende visionarie.

Leiber gioca da subito con il genere, scimmiottando con intelligenza qualsiasi tipo di stereotipo per incontrare il favore delle riviste del tempo tra ragni giganti, demoni e streghe, creando storie oggi sicuramente non sorprendenti, in qualche modo superate, ma comunque capaci di catturare il lettore con atmosfere riuscite e una scrittura sempre mutevole.
Una lettura inizialmente ordinaria, nonostante fosse di grande interesse per un appassionato di genere come il sottoscritto. Tutto è pero cambiato con La cosa marrone chiaro, la prima versione di Nostra signora delle tenebre, uno dei libri più conosciuti -non a caso- dell’autore di Chicago riproposto qui in una versione più scarna e d’impatto.

È il rapporto con il postmoderno, con le strade di San Francisco e le loro ombre a fare di questa esperienza un passaggio fondamentale non solo per gli appassionati di genere, ma per chi nella letteratura cerca la definizione della realtà attraverso la finzione e lo scontro con la modernità.
Un flusso intenso di dettagli inquietanti anima la seconda parte della raccolta in cui ogni racconto è imbevuto nel disorientamento, nella sperimentazione, tra stanze di alberghi polverosi piene di finestre che affacciano su una metropoli famelica, non più sfondo ma vero e proprio personaggio.

La scienza ha soltanto esteso la vastità dell’ignoto. Se esiste un Dio, il suo nome è Mistero.

Lo sfondo urbano delle storie con Leiber diventa attivo, le pareti si stringono sul lettore aprendosi sull’ignoto, filosofia, psicologia e l’autobiografico nascosto tra le righe danno un tocco ancora più autentico e universale.

Così il nome di questo autore si inserisce tra i classici e la contemporaneità, tra il superamento dell’immaginario primordiale di Lovecraft e le inquietudini di Ramsey Campbell, Shirley Jackson e del primo Stephen King.

L’universo e Fritz Leiber, un ulteriore approfondimento pubblicato esclusivamente in ebook, sarà il prossimo personalissimo step per comprendere ancora meglio l’importanza di questa penna, siccome scoprire Leiber è stato un guardare alle origini, perdersi in una sorta di canone, riconoscendone limiti e pregi ma rimanendo segnato da questi ultimi.

Una paura sotterranea, per certi troppo contemporanea, il mondo specchiato in una donna famelica, un corridoio labirintico, un volto ghignante e sornione che si dimena dalla finestra di casa nostra, una presenza estranea nel nostro moderno spazio più privato.


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