La stanza profonda di Vanni Santoni
Con «La stanza profonda» di Vanni Santoni (Laterza), continua il mio personale Stregathon, la maratona di lettura a tema Premio Strega.
Il nuovo titolo della collana Solaris è questa volta dedicato al racconto romanzato di un’altra sottocultura ben precisa, quella legata al gioco di ruolo.
Un tavolo, una manciata di dadi, un master capace di muovere i fili della narrazione e il mondo diventa cangiante, distorto, il caleidoscopio con cui osservare la realtà attraverso la finzione.
Santoni costruisce il romanzo speculare di «Muro di casse», il suo titolo precedente grazie al quale ha raccontato con occhio inedito la cultura del rave, della free tekno, spogliandola di ogni stereotipo e contestualizzandone il ruolo storico-culturale. Anche con «La stanza profonda» le intenzioni rimangono tali, servendosi quindi della forma del romanzo ibrido per mappare passato, presente e scorgere alcuni aspetti di un futuro nascosto nel semplice lancio di un dado.
La città del futuro è troppo enorme per essere mappata.

Questa stanza profonda è un luogo privato, intimo, ma al tempo stesso capace di creare e permettere la condivisione dell’atto collettivo. Partendo dall’infanzia per arrivare all’età adulta vedremo sbiadire la consapevolezza dell’esperienza legata al Dungeons & Dragons, il gioco di ruolo dalle influenze fantasy creato in America negli anni ’70.
Sotto i nostri occhi un passato dove c’era tutto, ogni ispirazione, ogni speranza veicolata attraverso una fabula ormai scomparsa e schiacciata dalla realtà.
Nessuno sembra più ricordare nonostante le scatole da gioco impolverate, i poster che ancora colorano il nostro immaginario quotidiano e l’eco di una risata tra amici persa nei meandri della nostra memoria.
Sarà sicuramente la nostalgia il sentimento condiviso da chi questo tipo di realtà ha avuto modo di attraversarla e di sentirla veicolo di una parte della sua vita, avendo modo tra queste pagine di prenderne coscienza o di trovarsi, in caso contrario, in un sotterraneo di incomprensioni affascinanti.
Non siamo di fronte al libro indirizzato furbamente al lettore interessato all’argomento, Santoni riesce nuovamente a rendere universale il suo sguardo passando da una porta diversa, più colorata, forse di maggiore attrattiva, superando però difficoltà ben maggiori.
Come può il racconto di un gruppo di persone riunite intorno a un tavolo rivelarsi narrativamente fluido e interessante? Oltre a questo, ho pensato molto al come mi si sarebbe presentato il flusso temporale.
Tutto il passato, attraverso il ricordo e la necessità di ricreare l’atto collettivo diventa – uno sguardo – presente.

Se la parola crea il mondo,
la mappa circoscrive il possibile.
«La stanza profonda» permette alla parola di essere allo stesso tempo creatrice e distruttrice di mondi, sancisce la dicotomia tra cosa sia reale e cosa non lo sia. Diventa l’universo, il contenitore di un giocatore, che servendosi di una matita e di un foglio, sarà capace di accedere a un mondo vivido, all’esperienza formativa.
La sottocultura riesce nuovamente a raccontare il nostro tempo, dai margini della realtà, la casualità, il destino della battaglia, non può fare più così paura.
Autore: Vanni Santoni
Editore: Laterza
Collana: Solaris
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Per approfondimenti:
Vanni Santoni racconta La Stanza Profonda| intervista con NonRiescoASaziarmiDiLibri.
Muro di Casse di Vanni Santoni