Le Otto Montagne di Paolo Cognetti
Cognetti ho imparato a conoscerlo negli anni come uno degli autori più validi del nostro panorama, sempre pronto a indagare temi per nulla scontati, muovendosi attraverso le sue passioni: l’America e la montagna. Quest’ultima lo sfondo pronto ad accogliere la storia di amicizia tra Pietro e Bruno, un rapporto costruito negli anni, da più affetti, da più delusioni e da quel senso di difficoltà che solo la vita e lo scorrere del tempo riescono a metterci di fronte.
Una montagna autentica, allo stesso tempo spigolosa e accogliente, pronta a saperci restituire la nostra infanzia, quella dei suoi abitanti, raccontata in un gioco avventuroso che, estate dopo estate, porterà la scoperta del quotidiano.
La crescita viene accompagnata da figure forti capaci, nonostante le troppe cose da fare, le persone a cui badare, di non cadere, mediare alle regole dei sentimenti senza coltivare malinconie.
Nel sentiero di Pietro, in quello dei suoi cari come in quello della montagna, sarà l’oblio a mantenere ogni cosa intatta. Come se la neve con il suo inverno coprisse il nostro maturare con il suo velo candido di purezza, senza che questo possa veramente occultare il nostro futuro.
Un passo dietro l’altro necessario a capire quanto i dolori del nostro passato possano conservarsi così definiti sulla cima della nostra montagna e come quella casa nascosta nella foresta del nostro cuore possa esser la nostra salvezza.
Sempre un passo dietro l’altro con qualche filo bianco tra i capelli, la giusta esperienza e l’intenzione, per la prima volta, di riuscirci.
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