Le Raffiche D’Autunno di Natsume Sōseki

Le Raffiche D’Autunno di Natsume Sōseki

Ci sono produzioni letterarie intrise di vita vera, pagine e pagine piene di esperienze personali più o meno filtrate attraverso la forma del romanzo. Quando per la prima volta lessi Natsume Sōseki dovetti inserire anche questo autore classico della letteratura nipponica tra coloro capaci di sfruttare al massimo la lezione sui sistemi del mondo.

Non fa eccezione Raffiche d’autunno, pubblicato nel 1907 e arrivato in traduzione italiana dopo più un secolo grazie al curatissimo lavoro di Edizioni Lindau.

Non fa eccezione per il suo essere radicato al trascorso di Sōseki, un uomo cresciuto in epoca Meiji senza figure genitoriali forti in un Giappone di transizione, aperto per la prima volta nella sua storia verso l’altro.


Takayanagi Shūsaku è un giovane studente legato a dei principi ben radicati, convinzioni di vita dovute al suo essere un letterato. Un protagonista respinto dal mondo senza nessun tipo di ambizione ad adattarsi perché farlo significherebbe annientarsi.


L’uomo che rispetta la legge morale è più sacro anche di un Dio.

Così tutti i personaggi di questa vicenda dovranno fare i conti con l’idea che -gli altri- hanno del mondo, scontrarsi con essa, con tutte le nostre convinzioni più profonde schiacciate da una società apparentemente immutabile.

Takayanagi vorrebbe scrivere un grande romanzo per lasciare almeno una traccia della sua esistenza, Nakano Kiichi risulterà essere il suo alterego, uno studente agiato della borghesia Giapponese. Mentre il rapporto tra i due evolverà evidenziando grandi disparità sociali e dei sentimenti, il professore Shirai Dōya ambirà a cambiare tutte le regole che lo circondano attraverso la sua opera fiume.


Non ho faticare nel vedere l’autore stesso dietro questa vicenda così classica, il suo forte desiderio didattico e un respiro occidentale che caratterizza il suo passato e il suo rapporto con l’Inghilterra.

Così il mondo dei professori è stato un mondo in cui agire per la gente, per la collettività. Non è così per chi cammina sotto le raffiche di un vento gelido, perso nel freddo dell’incertezza e degli stenti, quel mondo in cui ognuno agisce solo per se stesso.

Mi sono sentito anche io minacciato dal vento come una foglia autunnale e ho capito che solo non avendo paura ci si può lasciare andare e oscillare in una caduta libera verso i nostri sentimenti più nascosti.

L’amore è serio. E, poiché è serio, è profondo. E, allo stesso tempo, l’amore è un gioco. E poiché è un gioco è superficiale. Quello che è profondo e, allo stesso tempo, superficiale, sono le alghe del fondo degli oceani e l’amore dei ragazzi.


In Raffiche D’Autunno si solidifica la strada insidiosa della morale dell’uomo, percorrerla significa porsi le grandi domande, quelle a cui non sempre c’è una risposta la quale ci viene suggerita spesso dagli scrittori. 
Gli stessi scrittori non sono però nati per diventare modelli ma per generarci. Siamo noi a doverci costruire il futuro senza un passato perché oggi, come nel Giappone a cavallo dei due secoli, abbiamo un rapporto molto complesso con quegli stessi modelli a cui ci aggrappiamo.

Chiederci per cosa esistiamo, a che cosa ambiamo realmente saranno alcune delle
 tante domande con cui provare a mettersi in discussione con un romanzo politico, vero e proprio classico di bella scrittura e limpidezza d’intenti.

Natsume Sōseki soffia ancora sulla contemporaneità aria di compassione e di ritrovata illuminazione.