L’Ultimo Arrivato di Marco Balzano

L’Ultimo Arrivato di Marco Balzano

Marco Balzano, tra i candidati al Premio Campiello 2015, è sicuramente uno degli autori che suscitano più curiosità.
In questi ultimi anni le proposte e le scelte editoriali fatte da Sellerio lasciano ben sperare. Una menzione particolare va alla collana Il contesto, grazie alla quale sono stati ottenuti ottimi riscontri, su tutti la vittoria di Giorgio Fontana all’edizione passata del premio.

Mi sembrava un’ottima motivazione per approcciarmi a «L’ultimo arrivato», il terzo romanzo dell’autore milanese.

L’emigrazione infantile, è questa la tematica più significativa che verrà approfondita in poco più di 200 pagine. La scrittura di Balzano è solida, funzionale a una narrazione imbastita di dialoghi caratterizzati da dialettismi. Non manca un forte richiamo a un certo tipo di letteratura, quella più legata alla nostra storia italiana, una tipologia di romanzo immersa nel passato tanto classica quanto pronta ad accogliere nuovi punti di vista.

Il periodo chiave preso in esame è quello degli anni ‘50-‘60 del Novecento, nei quali il giovanissimo Ninetto impara ad amare il suo paesino siciliano, il suo microcosmo rurale, la sua povertà e il sapersi arrangiare.
Poche cose, tanti sacrifici e una condizione familiare che non è delle più felici. L’esigenza di un miglioramento è però indispensabile per un percorso e un’aspettativa di vita migliore. A questo punto Balzano muove il giovane Ninetto pelleossa in cerca di fortuna verso la sua Milano, tra palazzoni, le consegne in bicicletta e i primi amori, tutto sarà avvolto da uno sfondo tipicamente nebbioso.

Pur condividendone alcuni elementi, non siamo di fronte a una storia di formazione. Balzano sembra volersi concentrare prima di tutto nel restituire un’istantanea del periodo raccontato, attraverso un romanzo parzialmente riuscito.

«L’ultimo arrivato» è nostalgia, è passato e allo stesso tempo presente, è una storia che coinvolge il lettore (maggiormente) nella parte giovanile della vicenda, quando è evidente un forte intento di ricerca personale.

Al contrario, alcuni elementi come la voce del giovane Ninetto, la velocità nella risoluzione di alcune parti del plot narrativo (Ninetto troverà subito lavoro, Ninetto conquisterà all’istante la sua Maddalena…) fanno risultare il tutto troppo spesso fittizio, come se un rassicurante deus ex-machina abitasse la città delle grandi fabbriche.

Così, lentamente, poco alla volta, riprendo calore. Sì, perché quando mi perdo nei miei racconti non sono più corpo, ossa, muscoli. Sono anima e voce.

La voce dell’alienazione psicologica e della speranza futura sono elementi sentiti, tematiche interessanti, trattate qui con la consapevolezza di muoversi per una storia capace di colpire con facilità, lasciandoci scorgere l’artificiosità del suo cuore.

Le potenzialità ci sono, il romanzo potrebbe avere anche molte possibilità di vittoria, si allontana però da un racconto solido, aggiungendo ben poco a questa tradizione. Balzano rimane comunque un mestierante fino, sentiremo comunque parlare di lui.
Mi sono comunque intrattenuto per qualche sera in quella Milano complessa, nei racconti di esperienze passate, in quelle vite che cambiano solo pelle e cercano ancora quella desiderata svolta tra i palazzoni delle grandi metropoli.

Autore: Marco Balzano
Editore: Sellerio
Collana: Il Contesto
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