Maeve: l’orrore e la solitudine di CJ Leede
A loro piace definirsi una coven, una congrega. Sono i neonati di Mercurio Books, una nuova realtà editoriale romana con l’intento di pubblicare libri sulla soglia. Tra gli ingredienti delle loro pozioni c’è molta magia, la collocazione in un immaginario ben preciso, un pizzico di follia, ma soprattutto la ricerca di quei titoli che al di là del valore letterario sappiano creare un’esperienza di lettura totalizzante.
Da appassionato di genere mi avvicino a loro con «Maeve», il libro d’esordio dell’americana CJ Leede. Forte della nomination al Premio Bram Stoker, il massimo riconoscimento per la letteratura dell’orrore, decido di conoscere la giovane Maeve Fly e la sua vicenda incontrollabile.
Lo sfondo è quello di Hollywood, il quartiere californiano delle stelle e dei sogni ad occhi aperti. Qui Maeve lavora in un parco divertimenti a tema Disney, vestita da principessa dei ghiacci passa le giornate ad interpretare il ruolo di chi deve donare un sorriso, ed esaudire i desideri di grandi e piccini.
C’è la magia del parco stesso: il luogo perfetto per fuggire dalle realtà più dure della vita, un mondo nel mondo, una fantasia con abissi nascosti, come tutte le fantasie.
Un lavoro più perfetto non potrebbe esserci, soprattutto quando si è felici nel fare ciò che si ama. La vita ti sorride, ma non ha ancora mostrato il suo ghigno sornione. Maeve ora vive nella villa della nonna, ex stella del cinema e lavora con Kate, il simbolo dell’amicizia più pura e della grande promessa a stelle e strisce.
È questa città e tutte le promesse che ci hanno fatto.
È già in noi.
In questa bolla fatta di luci ed ombre tutto sta per cambiare, nel castello delle feste sta per arrivare la strega.
Quella di CJ Leede sembra essere una delle tante storie con al centro la dark-girl con le mani sporche di sangue. Nulla di più funzionale in tempi in cui questo tipo di narrazione, oltre che essere apprezzata (si guardi al successo di serie-tv come Mercoledì), diventa necessaria per inserire il dibattito sul femminile anche al centro della letteratura di genere contemporanea. In America, seguendo la strada di Shirley Jackson, lo ha fatto Anne Rice con i suoi vampiri e continua a farlo Joyce Carol Oates con le sue donne stratificate. Ad oggi c’è il riconoscimento del lavoro di nomi in Italia poco conosciuti come Sarah Langan e Caitlín R. Kiernan. Ed è qui che si colloca la narrazione, in questo solco. Ma, nonostante il focus sia sulle donne, la direzione non sarà solo questa.
Da una donna invece vogliamo una risposta, pretendiamo un motivo. Perché l’ha fatto? Perché, perché, perché?
Maeve ci mette di fronte alle grandi domande della società delle apparenze, delle maschere. Non è un caso che la festa di Halloween sia il momento più rivelatorio, quello in cui potremo mostrare il nostro vero volto. Quello angelico di Maeve Fly invece, è un volto attraversato per la prima volta dalla paura, quella di perdere i suoi amori: la nonna è a un passo dalla morte, il lavoro è in bilico e Gideon – il fratello di Kate – sta scombinando le regole di un cuore ermetico e nero.
La vera protagonista del romanzo è però un’altra: la solitudine. Maeve ci racconta di cosa siamo disposti a fare quando la vita cerca di portarci via ciò a cui più teniamo, le persone e i momenti della nostra felicità. Come possiamo difenderle? Cosa saremo disposti a fare? Fino a dove siamo disposti ad arrivare?
Ecco di cosa parla il libro, sì del femminile, del peso del potere degli uomini e del successo, ma soprattutto della solitudine, di cosa significa essere una donna incompresa e sola in un mondo che parla una lingua dei sentimenti aliena.
La scrittura non è quella caratterizzata dai grandi guizzi stilistici, ma è quella del serrato ritmo cinematografico e delle frasi ringhiate al mondo con cinismo. Il tutto si serve anche di una sottile vena ironica: così ci sembrerà di leggere a tratti una commedia, a tratti il più nero dei romanzi dell’orrore.
La scuola è sicuramente quella kinghiana, niente creature strane in favore della mostruosità umana, di quella propensione a sondare e raccontare sentimenti e psicologie. Tante volte ci potremmo chiedere perché qualcuno è come è, come sia diventato tale. Cosa ha fatto di lui o di lei quella cosa terribile che si è mostrata. CJ Leede sembra sicura di una cosa: il passato non c’entra niente, a influenzarci non è necessariamente un’esperienza o un fantasma dei giorni andati. Quella dimensione del tempo è concepita solo per soddisfare il nostro bisogno di capire. Dovremmo guardare da un’altra parte, nelle ragioni della violenza e della rabbia, ma soprattutto nei meccanismi delle pulsioni del desiderio.
Durante la lettura ho stretto i denti, ho pensato a come la violenza meriterebbe un capitolo a sé. Ho digrignato, l’ho fatto per frenare una repulsione instillata dalle numerose scene gore. Qui si sarebbe potuta rivelare l’ingenuità di chi si affida al genere senza consapevolezza, permettendo allo splatter di chiudersi su sé stesso e di non diventare uno strumento di comunicazione efficace. Bensì il suo stesso nemico. Così non è stato: tutto è coerente e non scontato, anche l’indicibile. Tutto è figlio della testa e degli appetiti più nascosti.
Non si tratta di un esordio privo di difetti, ma tra queste pagine c’è tutta la sfida di Mercurio. Sarà difficile mettere giù il libro, non lasciarsi coinvolgere dalla storia di questa ragazza inquieta sulle colline delle star e dei bar pieni di alcolici e di uomini beceri. Fino alle righe dei ringraziamenti sembra che l’urgenza di raccontare e l’onestà siano la chiave di una prima prova riuscita.
Con Maeve gli appassionati di genere si troveranno in una ritrovata comfort zone, i neofiti invece avranno modo di avvicinarsi a un modo alternativo di fare la letteratura e di riappropriarsi di una certa possibilità di violenza. Il consiglio è di prendere tutto senza ambizioni letterarie alte, ma con la consapevolezza di avere tra le mani un cuore pulsante. D’altronde lo sappiamo: le storie che ci ricordiamo sono quelle scritte e vissute con amore, ad esempio quella di un’assassina e del suo sguardo penetrante pieno di sangue e speranza.
“Gridare nel vuoto. Maeve mi ha permesso di farlo”. Leggi l’intervista a CJ Leede.
Da accompagnare alla lettura: la playlist di Maeve.
Autore: CJ Leede
Traduttore: Gaja Cenciarelli
Editore: Mercurio Books
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tag #Americana #California #Hollywood #Horror
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