Sette Maghi di Halldór Laxness
Corre l’anno 1955, Halldór Laxness vince il Premio Nobel e si consolida definitivamente come una delle voci più influenti della scena islandese del Novecento. Scrittore epico, apprezzato da autori del calibro di Alice Munro, Franzen e Boris Pasternak, torna in Italia con «Sette Maghi» (Iperborea), un’antologia inedita pubblicata nel ’42.
Otto sono i racconti grazie ai quali il lettore seguirà un percorso caleidoscopico fatto di sognatori e bella scrittura.
Le storie di Laxness, come suggerito dal titolo, hanno a che fare con il magico, con quel senso tutto fiabesco e rurale della sua Islanda. Una terra vergine nella quale gli antichi rapporti dei suoi abitanti verranno messi a nudo.
Alternando il reale con il fiabesco, potremo leggere di giovani uomini speranzosi, mossi dall’incoscienza, da quella speranza atavica in un futuro più roseo.
L’Islanda però, non sarà l’unica ambientazione: sarà sorprendente trovarsi tra paesaggi dal respiro tutto orientale, ambientazioni italiane e i continui elementi fantastici.
Il fattore comune tra questi racconti temporaneamente discordanti risulta essere quel gusto sincero di raccontare storie appassionanti per il gusto di farlo, senza pensare a nulla che non riguardi la potenza narrativa.
Fin da quando avevo imparato a leggere mi avevano sempre infastidito le storie che contenevano un insegnamento morale, un tentativo educativo o comunque un secondo significato celato dietro avvincenti prolusioni o sotto mentite spoglie di una fiaba.
Quest’ultima considerazione fatta da uno dei personaggi sposta l’attenzione sul vero intento dell’autore.
La scoperta dell’India, il ritorno a casa del fedele Temucin o il desiderio di un bambino di diventare Napoleone Buonaparte saranno gli strumenti con i quali escludere quella morale tanto criticata, fotografando alcuni aspetti della disillusione dell’uomo, dell’accettazione dei propri limiti.
La metaforica sconfitta dell’aviazione italiana in terra islandese potrà diventare un’allegoria violenta contro un certo tipo di politica o potremmo addirittura essere colpiti dal comportamento di un vecchio zoppo durante una rivolta operaia. Laxness si limita a descrivere, a fotografare un momento che l’uomo e del suo tempo che, nonostante qualsiasi sforzo, non potranno mai cambiare.
Tutti i grandi uomini, una volta o l’altra, ricorrono a mezzi illeciti, perché la grandezza non obbedisce alle leggi ordinarie, in un mondo che è nemico dell’individuo.
Uno stile vicino al racconto orale ha reso questa esperienza estremamente piacevole e mi ha invogliato nel voler conoscere meglio questa penna nordica.
Proprio il mondo con le sue regole e i suoi comportamenti risulta essere il vero protagonista di Sette Maghi.
Sette Maghi. Otto Racconti. I calcoli non tornano. La soluzione si nasconde tra lo sguardo così complesso e istintivo di due innamorati inconsapevoli di un movimento sotterraneo. Attorno a loro, con la stessa intensità delle loro indecisioni, il mondo segue il suo movimento rotatorio. Gira e rigira, come la vita, uguale per tutti noi.
Autore: Halldór Laxness
Traduttore: Alessandro Storti
Editore: Iperborea
Collana: Gli Iperborei
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tag #Islanda #Reykjavík
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