Tra Dio e l’infinito. La stanza di Therese
Le nostre vite sono fatte anche di periodi di blocco, quei momenti in cui ogni certezza vacilla nel dubbio. Le convinzioni e le nostre esperienze vengono in qualche modo attraversate da domande più grandi di noi, cavilli insidiosi o quesiti che nessun uomo è riuscito ancora a risolvere.
La stanza di Therese di Francesco D’Isa, l’ultimo libro della consolidata collana romanzi di Tunué, parte proprio da questo momento di profonda interrogazione, da un esperimento inedito e stimolante.
Therese, la protagonista del romanzo, ha deciso di ritirarsi in una stanza d’albergo. Luogo nel quale, persa nella sua solitudine, cercherà le conferme tanto desiderate. Durante il passare dei giorni sarà fondamentale la corrispondenza epistolare con la sorella, l’unica persona coinvolta da questa ricerca macchinosa e segreta.
Lo scambio grafico-epistolare fa’ di questo libro il primo esemplare mai esistito legato a questa forma.
Quello di D’Isa si presenta da subito come un lavoro graficamente indiscutibile e curato in ogni singolo dettaglio per dar risalto a un dialogo familiare-filosofico.
Una discussione necessariamente filosofica in luce dell’obiettivo di Therese, quello di confrontarsi con il concetto di infinito, di dare una finitezza, una concretezza all’irraggiungibile. Scoprire inaspettatamente la vicinanza tra l’infinito e Dio, sarà lo stimolo successivo, il momento più stimolante.
Una sovrapposizione atavica quella di queste due entità, da sviscerare con dei paradigmi inediti, con nuove regole di una ragazza allo stesso tempo turbata e brillante. Nuove regole che porteranno il lettore di fronte a numerosi muri, paradossi irrisolvibili, strade tra il reale e l’irreale da seguire risposta dopo risposta.
Therese vede il mondo con nuove forme
ciò che è oltre l’essere, non è; ciò che non è, è nulla; l’essere è uno. [Parmenide]
L’infinito potrà essere sfiorato attraverso le parole dei grandi pensatori provenienti da tutte le epoche, coordinati da D’Isa tra note, giochi e illustrazioni rafforzative.
La stanza di Therese non è però un apparente collage dotto ma fa della semplificazione e dell’accessibilità, i suoi più grandi punti di forza, riuscendo a coinvolgere anche chi, come il sottoscritto, non aveva mai letto mezza riga di Hegel o Platone.
Così, durante l’esperienza di lettura, mi sono trovato di fronte tantissime alternative, tantissime possibilità per contrastare quell’elemento di rottura per il quale la perfezione, la mia felicità e quella di Therese, del nostro stare al mondo, è stata turbata.
Lo stesso turbamento che coinvolgerà il lettore in cerca di risposte, colui abituato a letture spiccatamente guidate e immediate, legate a tutte le più solide certezze personali.
Io stesso non ero forse pronto a un salto tra il passato e il futuro, in un’orgia di arte e diverse contaminazioni. Io stesso chiuso tra quattro mura con un vuoto al femminile dipinto sul viso, una grande voragine dentro la quale specchiarmi e afferrare l’inaspettato.

Nulla è lasciato al caso, ogni singolo riferimento potrebbe nascondere un universo incapace di essere racchiuso in una parola. Tutto tenderà a quell’infinito che non si è rivelato essere il traguardo ma la chiave necessaria per capire cosa ci circonda.
Così, attraverso un ibrido, ho capito quando tra Dio e l’Infinito siano distribuite tante fratture, una distesa sconfinata di punti di vista messi in relazione e in accordo tra loro solo da un’antichissima ricerca: quella dell’equilibrio della vita.