Tra la vita e la morte. Le notti blu di Chiara Marchelli

Imprigionati da un lutto privato, passiamo in rassegna i resti di una vita svuotata. Una sensazione inimmaginabile, tranne da chi, come i personaggi de Le notti blu di Chiara Marchelli, si sente dilaniato da un equilibrio dei sentimenti rotto da una scomparsa inaspettata.

Scoperto grazie allo Stregathon, la maratona di lettura a tema Premio Strega, ho letto il candidato di Giulio Perrone Editore alla manifestazione più chiacchierata del panorama letterario italiano.




Chiara Marchelli è una scrittrice divisa tra l’Italia e gli Stati Uniti, i suoi luoghi di appartenenza, punti lontani da unire attraverso la scrittura.

Anche ne Le notti blu tutto potrebbe essere trasformato in figure geometriche attraverso linee immaginarie, seguendo proprio le distanze, linee geografiche o dei sentimenti totalmente invisibili.
È la figura del triangolo a racchiudere tutte le dinamiche di questo romanzo.
Il primo formato da madre, padre e figlio.
Il secondo dai genitori e una donna.
Tra il primo e il secondo manca un vertine, Mirko, quel figlio (e allo stesso tempo compagno) scomparso improvvisamente.

La morte di chi sta male può servire a lasciare spazio alla vita.

Tra queste pagine si evita inizialmente ogni contatto con il domani, il dolore sembra essere troppo forte, ma al dolore ci si abitua e la vita riesce a schiacciare la morte in un gioco di forza spietato.

Come la vita possa farlo, come ci si possa abituare e digerire una tragedia così grande rimane uno degli interrogativi del lettore e di questi personaggi così distanti. Ad allontanarli l’età, le esperienze diverse e i luoghi, l’ennesimo triangolo reso credibile dalla capacità indiscussa della Marchelli di costruire psicologie profonde e mai banali di fronte a temi così universali.

Un romanzo capace di non perdere mai l’attenzione del lettore, nonostante i continui cambi di scenario tra Ligura-Valle D’Aosta-USA, le nuove strade intraprese da ogni voce e il coinvolgimento nel cercare di analizzare dinamiche non necessariamente fatte proprie dalla nostra esperienza personale.

<Quante persone credi siano in grado di liberarsi di un passato difficile e diventare qualcos’altro che non c’entra niente con la loro storia?>

Manca però quell’elemento innovativo, quella dinamica diversificata che sarebbe l’ennesimo e più importante valore aggiunto de Le notti blu. In questa bravura, nella perfetta armonia del romanzo, si respira troppo ordinario.

Lo stesso ordinario che si fa punto di forza per specchiarsi nel passato, il luogo dei ricordi, filtrato in questo caso dal riflesso dell’acqua. Tra la limpidezza della felicità, tra quel trasparente così rassicurante il volto di un bambino ormai uomo, oggi scomparso. 

Il come e il perché potrebbero lasciare il tempo che trovano, quella strada è alle nostre spalle. Il nuovo inizio è però nascosto nel fascino dello scrutare, del mettersi in discussione. Nelle notti blu la riposta per il nostro futuro.