Niente Da Dire, i tradimenti di Elvira Vigna
Uno dei fenomeni più comuni nella nostra società è sicuramente il tradimento. Un aspetto sempre più diffuso e radicato a una normalità caratterizzata da quell’amore infedele, quasi sempre inaspettato. Un sentimento rivelatore di una parte nascosta della persona alla quale abbiamo deciso di affidare il nostro cuore.
All’interno di questa dinamica Elvira Vigna muove la sua voce chiarificatrice, quella di una donna tradita costretta a far i conti con il proprio essere. «Niente da dire» (gran vía) è l’ottavo romanzo di questa autrice nuova al panorama italiano, nonostante sia una della maggiori rappresentanti della narrativa brasiliana contemporanea.
Questa è la storia di un tradimento compiuto tra gli alberghi e le strade delle due città che più rappresentano il Brasile: Rio e San Paolo. Due luoghi ai quali sono collegati i sentimenti sotterranei di Paulo e N., la donna senza nome capace di poter strappare la figura maschile da un contesto familiare apparentemente consolidato.
È il flusso di coscienza della protagonista a guidarci tra i meandri della perdita servendosi di un occhio sorprendentemente atipico, atto a tralasciare tutto ciò che potremmo perdere e a valorizzare un lavoro di analisi intima sulla capacità di affrontare la tragedia.
Estranea a me stessa, diventai la moglie tradita di tutte le storie già scritte e ancora da scrivere.
Tra i numerosi viaggi, nel corso di un interno anno, si consumerà un amore cercato, sintomo di una libera scelta individuale che non contempla “l’altro”.
Vigna delinea ogni individuo della coppia come un’entità singola in cerca della propria dimensione, della rottura di uno schema consolidato da troppi anni di quotidianità sempre uguale a sé stessa.
Quali sono le motivazioni che ci spingono a tradire? Cos’è la libertà individuale? Quali sono le dinamiche regolanti della vita di coppia? Queste alcune delle domande alle quali il lettore non potrà far a meno di pensare.
Tanti saranno i percorsi da seguire grazie ai quali ogni lettore potrà mettersi in discussione. Seguendo una voce sicura, potremmo accantonare la paura di rivelarci e grattare la dolorosa parete dell’autoinganno. Non sarà poi così strano mettersi nei panni di quell’odiata antagonista, ripercorrendo in un gioco sadico i passi di un amore fittizio, per poi poter addirittura costruire una personalità diversa dalla nostra. Il nostro io calpestato dal sentimento più naturale del mondo. La dignità dimentica tra le lenzuola di un albergo ai margini della città.
Il Brasile a fare da sfondo alla libertà sessuale del nostro tempo e alle sue contraddizioni sottolinea la frattura lasciata dalla rivoluzione. La sessualità conquistata con il sangue e con il carcere, la possibilità di poter scegliere oggi più che mai abusata e svestita dalla sua valenza, dal peso di una consapevolezza ormai persa.
Come se uno scenario inadeguato potesse impedire l’esistenza stessa di ciò che doveva essere vissuto.
Leggere Niente da dire ha significato immergermi in un’esperienza nuova e mi ha permesso di dare il volto a una narrativa immediata, stilisticamente accessibile e sempre più di nicchia.
È stato come trovarsi davanti al vetro di una finestra con l’intenzione di guardare il mondo esterno, concentrarsi, perdersi nel dolore e non riuscir a veder nient’altro che un volto sfuocato tra le luci di un nuovo giorno. Niente da dire sì, tutto però ancora da fare.
Autore: Elvira Vigna
Traduttore: Vincenzo Barca
Editore: gran vìa
Collana: gran vìa original
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