Da grande di Jami Attenberg

Da grande di Jami Attenberg Giuntina

Jami Attenberg appartiene a quel gruppo di scrittori e scrittrice americane che hanno da sempre raccontato di sentimenti universali attraverso un filtro culturale, in questo caso strettamente legato alla cultura ebraica. Da Malamud, a Roth passando per Cynthia Ozick o Grace Paley, parliamo di una letteratura immersa in innumerevoli contesti, classi sociali e dinamiche sempre diverse.

Dopo essersi fatta scoprire prima con «I Middlestein» e in seguito riconfermatasi con «Santa Mazie», torna con «Da Grande», l’ultimo romanzo pubblicato – come vuole la tradizione tutta italiana – dai tipi di Giuntina.

All’età adulta Andrea Bern ci è arrivata da un pezzo, dopo esperienze più o meno traumatiche è riuscita a raggiungere il traguardo della maturità pur non accorgendosene completamente.

Una donna con un passato per niente trascurabile, con le proprie responsabilità, sempre alla ricerca di sbarcare il lunario della vita e degli affetti.
Siamo di fronte a una dinamica sicuramente attraversata da qualsiasi lettore, quella di quando gli anni passano e, contro la nostra volontà, tutto attorno comincia a cambiare: gli affetti che scompaiono, le passioni che per mancanza di tempo non possono essere coltivate con la giusta cura e la continua lotta con il costante e frenetico scorrere del tempo, quello che sembra non bastare mai alla fine di ogni giornata.

Attenberg, per questo ultimo romanzo breve, cambia nuovamente forma confermandosi un’autrice capace di reinventarsi di storia in storia. Dopo il fiume delle vicende familiari tra cibo e amore de I Middlestein e la struttura epistolare usata per raccontare le anime delle strade di New York tra le pagine di Santa Mazie, in Da Grande spazio all’alternanza tra punti di vista differenti, ognuno dedicato a un personaggio costretto a incatenarsi con il destino di quello successivo. 

Non sorprende interrogarmi sul suo prossimo lavoro, ormai credo di averlo intuito: seguendo questa scrittrice, vedrò nuovamente cambiare la forma, ma non il cuore dei suoi romanzi. Quello rimane l’unica costante, con una penna alla continua ricerca della felicità individuale da raggiungere, da accettare, passando per la discussione del mondo circostante o dei sentimenti che lo popolano.

Andrea dovrà fare i conti con ogni singola scelta del suo percorso, aggrappandosi a quei piccoli momenti di felicità del quotidiano sperando che non siano l’ennesima illusione, tenendo conto della fallibilità della vita e di poter commettere più volte lo stesso errore.

Nessun uomo mette piede nello stesso fiume due volte, poiché non è lo stesso fiume, e lui non è lo stesso uomo.

Sbagliamo, lo facciamo tutti e in continuazione. Ci sono però dei momenti in cui non c’è nessun tempo per poterlo fare, non possiamo riparare un danno recato a terzi. A volte quegli sbagli, le loro conseguenze, ci arrivano dritte in petto, siamo i primi a doverne pagare le conseguenze per colpe non sempre nostre e da poter forse attribuire al destino.
Da una madre alcolista al compagno di vita sbagliato, tutto ci spinge a rimboccarci le maniche per combattere la solitudine, un sentirsi abbandonati, soli di fronte alle insidie del futuro.

Andrea non si sente adeguata al presente, forse neanche io. 

Per così tanto tempo ho ceduto di non essere  adeguata, ma ora capisco che non esiste nulla a cui doversi adeguare, c’è solo quello che decido di fare. C’è ancora tempo, penso. Ho ancora un sacco di tempo.

Sono stato spinto nuovamente verso grandi interrogativi, così come Attenberg più volte era stata in grado di fare, senza artifici, senza dei plot o delle costruzioni particolarmente articolate.

Assalito da un senso di compassione – tutto attenberghiano – ho capito come alla fine non si diventi mai abbastanza grandi per le insidie di domani, ci sentiremo sempre vulnerabili, alla ricerca di continui modelli ai quali aggrapparci, subiamo lo spaesamento dell’agognata ricerca verso la strada giusta.

Da grande è un regalo per chi ha paura del futuro, per quel lettore bisognoso di non articolare e tralasciare le domande importanti, quello disposto a un conto alla rovescia (finalmente sereno) dopo il quale nulla sarà più come prima.

Su Attenberg:

Santa Mazie di Jami Attenberg


Video-recensione de «I Middlestein»

Autore: Jami Attenberg
Traduttore: Viola Di Grado
Editore: Giuntina
Collana: Diaspora
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tag #Americana #NewYork

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