Sara Taylor presenta «Tutto il nostro sangue» @ Il Mio Libro
Per organizzare e recarsi a una presentazione la domenica mattina, bisogna avere delle ottime motivazioni. Di queste però poco ci importa quando ti trovi nella colorata libreria de Il Mio Libro, in attesa di una delle autrici angloamericane più promettenti degli ultimi anni.
Qui tra le accoglienti pareti lilla, la giovanissima Sara Taylor ha presentato il suo esordio accompagnata da Nicola Manuppelli e Giulio D’Antona, due dei migliori americanisti presenti nel nostro panorama letterario.
«Tutto il nostro sangue» è l’ennesima scommessa riuscita di minimum fax, un libro fatto di storie, sopra il quale sarà molto difficile incollare qualsiasi tipo di etichetta. Nel provarci, potremmo tentare di definirlo come romanzo per racconti.
Un libro sperimentale nato durante il trasferimento dell’autrice dalla Virginia all’Inghilterra che fa del Sud America e delle sue isole lo sfondo di racconti dalle sfumature gotiche, territori dimenticati e cancellati dalle mappe dagli stessi governi a stelle e strisce. Luoghi ambìti da persone socialmente agiate alla ricerca dello stesso isolamento provato dall’autrice e anche da persone povere che nonostante il loro volere da lì non possono scappare.
Il tempo è l’elemento di rottura, quello grazie al quale potremo leggere di vicende ottocentesche e distopiche con lo stesso coinvolgimento, ricordandoci di aver tra le mani un ibrido.
“Il romanzo mi permette di guardare su grandi spazi di tempo, il racconto l’opposto. Volevo il meglio di ambedue le cose, così ho deciso di non fare quello che ci si sarebbe aspettato, lasciandomi trasportare da questa forma strana, perché nella mia esperienza di lettrice credo che la scrittura migliore sia quella che ti sorprende. La pianificazione uccide l’effetto sorpresa e io volevo sorprendere”.
Cresciuta a pane e letteratura americana in una casa persa nella natura, Taylor si forma grazie al solo insegnamento dei genitori, venendo a contatto con l’essere donna in un contesto così difficile. Una realtà rurale nella quale le donne sono più legate a un senso mistico-religioso essendo questo uno dei pochi fattori di forza in mancanza di comunicazione.
“Nella mia esperienza sono state le donne a soffrire di più e la comunità religiosa è stata la chiave di volta”.
Questa sarà una delle tanti componenti dei suoi personaggi estremi, dipinti con consapevolezza, seguendo una scrittura nata dalla penna e non dalla scrittura su pc.
“Ho la tendenza di avvicinarmi molto alle cose. Ho difficoltà a capire cosa la gente dica nonostante parli la mi stessa lingua, così ho deciso di affidarmi ai sensi”.
Tramite i sensi viene raccontata anche la natura, quella immutata dalla Guerra Civile, unico luogo terribilmente gotico nel quale rimangono poche certezze: il perdono e il sollievo su tutte.
“L’unico sollievo che provavo da bambina, vivendo in una casa isolata, era stare lontano da ogni essere umano. L’isolamento mi creava anche paura, così quando mi resi conto di dover proteggere la mia sorellina più piccola, chiesi a mio padre come poter fare e la risposta fu piuttosto immediata: in caso di pericolo avete un cane e sapete caricare la pistola”.
Questa timida autrice sogna di diventare un’avventuriera portando a compimento un secondo romanzo e un terzo in lavorazione. Nel mentre non ci rimane che scoprire Tutto il nostro sangue perché credo, ancora prima della lettura, che quella pistola la Taylor l’abbia usata più volte – narrativamente parlando o meno -. La sua penna potrebbe essere una vera e propria arma, usata con decisione e nessun rimpianto, da vera scrittrice americana.
Autore: Sara Taylor
Traduttore: Nicola Manuppelli
Editore: minimum fax
Collana: Sotterranei
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tag #Americana #Distopico #Gotico #Virginia
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