Ritorno a Port William. I primi viaggi di Andy Catlett.
Ho parlato molte volte di Wendell Berry, di quell’anziano autore americano del Kentucky definito da molti il contadino pazzo. Diventato una delle voci più rappresentative della collana dei Senza Frontiere di Edizioni Lindau, dopo avermi più volte conquistato nel corso degli ultimi anni, è ritornato tra le mie mani con «I primi viaggi di Andy Catlett».
Per quest’ultima vicenda cambia nuovamente il punto di vista. Non per Port William, la città rurale immaginata da Berry: lo sfondo di ogni sua storia rimane sempre lo stesso, proprio come lo ricordavo.
Di libro in libro sono stato naturalmente abituato a ritornare tra quelle strade che ormai conosco bene, tra tutti i cognomi di quei nuclei familiari rasserenanti. L’ho fatto seguendo una vicenda sempre diversa, raccontata da un punto di vista sempre inedito.
Questa è stata la volta del piccolo Andy, anche lui come il sottoscritto di ritorno a Port William, lui per ritrovare i nonni e intraprendere il suo primo viaggio da ometto, io per accompagnarlo nel silenzio della natura.
È l’America rurale del 1943 e, anche questa volta, Berry muove sullo sfondo la Storia di tutti filtrandola attraverso lo sguardo del microcosmo, del piccolo paesino e di come questo attraversi i grandi eventi. Qui c’è la gente che conosco: dai genitori agli stessi nonni di Andy, tutti hanno già resistito alla crisi del ’29 e nulla può si sprecare in una nuova vita che si avvia verso la modernità. La guerra si muove e c’è il rischio di vedere un futuro pieno di ruderi sempre meno solidi.
A Port William però comandano i buoni sentimenti: quelli sani e veri della piccola comunità, la quale non può comunque non essere figlia della nostra cultura e mostrarsi attraverso le narrazioni passate e presenti al piccolo Andy.
Questa volta Berry mi ha mostrato come il mondo possa essere visto sempre diverso, sempre modificato dalla nostra esperienza personale. Rimane l’intenzione di dover affrontare il quotidiano, ma facendo i conti con il peso di ogni dimensione temporale.
Così il passato razzista della discriminazione nera diventa ancora tragicamente contemporaneo, l’economia la chiave per comprendere la nostra cultura della produzione, così come la crescita, la maturazione, diventa un fattore con il quale rapportarsi per gestire il mondo. Tutto questo e molto altro coinvolgerà la nostra piccola guida, i suoi primi viaggi in una dimensione semplice – di case umili e amori forti – ma sempre più fantasma.
Il tempo, quindi, è rivelato dalle perdite dell’amore, e dall’avvento dell’amore, e dell’amore che continua nella gratitudine per ciò che si è perduto.
Ho vissuto la scoperta di Andy Catlett come se mi fossi approcciato al seguito ideale de «La memoria di Old Jack», ritrovando due vicende lontane ma analizzate agli estremi dalla stessa voce, un flusso capace di guardare alla meraviglia dell’infanzia e alla melanconia della vecchiaia.
Un percorso tematico ancora più approfondito rispetto al vecchio Jack e alla caduta della sua memoria, ma spoglio di un intreccio popolato da azione o da avvenimenti indelebili. Con Andy ho assistito alla celebrazione massima del quotidiano in un romanzo seppur breve, ma al tempo stesso solido e in grado di contenere uno sguardo sul mondo tra giovinezza e vecchiaia. Uno sguardo sempre più necessario se pensiamo alla velocità dei nostri giorni, alla cannibalizzazione della modernità.
Ho visto Andy crescere, ascoltare le parole del passato, quelle del presente e immaginare quelle del futuro senza sapere quale potesse esser stato l’esito. Tornando a Port William mi sono ricordato come ci sia un legame intaccato da qualsiasi dimensione temporale, saldato a quella stessa memoria su cui Old Jack aveva tanto riflettuto. Ho pensato all’importanza delle radici, a quel legame che comunque vada rimarrà solido, ma solo dopo aver cercato e trovato una terra a cui mantenersi fedele.
Autore: Wendell Berry
Traduttore: Vincenzo Perna
Editore: Edizioni Lindau
Collana: Senza Frontiere
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tag #Americana #Kentucky #PortWilliam #SouthernAmericano
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