Il teatro di Roberto Arlt: Saverio, il crudele. L’isola deserta

Il teatro di Roberto Arlt Saverio il crudele L’isola deserta

Saverio, il crudele. L’isola deserta, l’ultima uscita in casa Eccentrici vede protagonista Roberto Arlt, una delle voci fondamentali di tutta la letteratura ispano-americana del Novecento.

Un autore ricordato per romanzi e racconti, arriva per la prima volta al pubblico italiano in una veste inedita, mostrando un’inaspettata versatilità che sfocia nella raffinata forma drammaturgica.


Il teatro, quella forma di narrazione a cui lo scrittore argentino si dedicò dopo un viaggio europeo, trova qui in questo piccolo volume una potenza sorprendente. Mentre la storia si muove e i grandi totalitarismi trovano la loro forma definitiva, l’Argentina degli anni trenta diventa protagonista di un gioco ironico.

Gli mancano le condizioni basilari che trasformano una domestica in un evento storico dal significato universale.


Saverio, il crudele è la prova di Arlt più articolata, nella quale un inganno architettato da un gruppo di giovani nei confronti di un umile venditore di burro trova il peggiore degli esiti. Un contesto dai richiami Don Chisciottiani vede svilupparsi la politica dell’essere, quell’introspezione psicologica così privata, che abbraccia normalità e pazzia.

Intendo continuare a essere pazza, perché da pazza muovo i savi come marionette


Chi siamo? Cos’è la crudeltà? Cosa significa abbracciare il potere? 
Sono solo alcuni degli interrogativi mostrati in un misto di burla e grottesco.

Nel teatro di Arlt il vero protagonista è il lettore, sarà proprio quest’ultimo a mettersi in discussione. Lo sguardo verso la vita vera, quello che i dipendenti dell’ufficio de L’isola deserta si troveranno a sostenere, sarà lo sguardo della nostra melanconia. L’esigenza di una fuga, l’annullamento della persona e il fascino per l’ignoto saranno tutte tematiche dall’alto respiro letterario.

Questa la forza dello scrittore argentino: rappresentazioni dal gusto classico che sanno intrattenere e risultano intrise di un’introspezione letteraria molto raffinata.

Il Colonnello chiama letteratura l’eloquenza dell’innocenza oltraggiata.


Il sipario si apre su caratteri bizzarri, su fiabe nere e dialoghi godibili.
Al suo interno va in scena la finzione.

Il sipario si chiude lasciando il palco buio e una luminosa speranza intrappolata dietro spessi tendaggi rossi.

Nel mentre la storia dell’uomo, statica come sempre, continua a seguire il suo corso.

Alla prossima